Renzo Trevisan |
"...la musica mi ha sempre salvato..." Nato nel 1920 a Terni, da padre di origine veneta, fin da ragazzo provò grande attrazione per la musica, pur non provenendo da una famiglia di musicisti. Egli cominciò quindi ad organizzarsi per proprio conto, lavorando per pagarsi gli studi fino al momento in cui venne interrotto dalla seconda guerra mondiale. Partito militare, fu fatto prigioniero in Grecia ed in seguito mandato in un campo di concentramento in Germania. Finita la guerra riprese gli studi privatamente prima a Roma con Rodolfo Caporali e successivamente a Firenze con Rio Nardi, sotto la cui guida conseguì il Diploma di Pianoforte al Conservatorio di Musica "Arrigo Boito" di Parma. Insieme ad alcuni amici musicisti, fondò il "Complesso in Grigio", formazione di stampo "americano" con cui tenne concerti e serate nel periodo del primo dopoguerra. Ancora ragazzo aveva composto la canzone "Anna" che nel periodo della guerra aveva riscosso un buon successo, tanto da venir scelta ed eseguita alla radio nazionale dall'allora celebre Orchestra Angelini. Legato fin da ragazzo da fraterna amicizia al compositore Alessandro Casagrande, venne da lui chiamato ad insegnare all'Istituto Musicale "Giulio Briccialdi" di Terni allora diretto dallo stesso compositore. Dopo la prematura morte del musicista avvenuta nel 1964, egli ha dato il suo contributo, fin dalla sua prima edizione nel 1966, alla realizzazione del Concorso Pianistico Internazionale "Alessandro Casagrande", divenuto di fama mondiale. Sempre animato da grande passione per la musica, ha insegnato privatamente per oltre quaranta anni nel suo studio e in varie scuole a più generazioni di bambini e ragazzi, alcuni dei quali sono in seguito divenuti musicisti di professione. Come pianista ha svolto attività concertistica principalmente collaborando con cantanti, in particolar modo con il soprano Caterina Contenti e il baritono Carlo Guidantoni soprattutto nel repertorio della musica vocale da camera e dell'opera italiana. Si è spento nel giugno 2003.
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Il Centro Studi Pianistici a lui intitolato vuole essere un omaggio al suo stile di persona schiva, generosa e disinteressata che ha cercato di trasmettere la sua passione per la musica sia ai suoi tanti allievi che alle persone che ha frequentato. La musica era al centro dei suoi pensieri ed era vissuta non come un mestiere, ma come un piacere profondo da condividere, nella convinzione che l'amore per l'arte, la natura e per il bello in genere, ci aiuta ad essere persone migliori e a guardare la vita con sensibilità e occhi diversi. Concludiamo con una frase che amava ripetere quando raccontava la terribile esperienza della guerra: "...la musica mi ha sempre salvato..." |